Cassazione Civile Sezione III 23 settembre 2014 n. 20003. L’arresto nomofilattico della Suprema Corte trae spunto dalle vicende di un venditore televisivo In diretta di oggetti d’arte e di antiquariato, il quale, a causa di un incidente stradale, accusava la persistenza di significativi sintomi invalidanti, quali vertigini, sensazione di ansia in locali stretti, deficit di concentrazione e di memoria, oltre a non ricordare nomi e nozioni della sua attività. La società per la quale lavorava, a causa di tali problemi, ruduceva il suo rapporto di collaborazione, a causa, appunto, delle non perfette condizioni fisiche, tali da impedire di utilizzare la sua professionalità e la sua nota capacità espositiva, risultando evidente che, pur a mesi di distanza dal sinistro, le sue condizioni psico-fisiche non risultavano del tutto migliorate, tanto da impedirgli di svolgere la abituale mole di lavoro. Ebbene, la Corte, in maniera del tutto sorprendente, ha motivato che appare insufficiente la motivazione del giudice della sentenza impugnata nella parte in cui, discorre di possibilità, per il venditore, di prosecuzione immutata del proprio lavoro presso la società, per altre televisioni commerciali o per clienti privati. E’ alquanto sorpredente, in quanto è pressocchè impossibile dimostrare giuridicamente non solo una tale malattia, ma soprattuto un rapporto di causalità efficiente tra il sinistro stradale e quella particolare sintomatologia, laddove fosse dimostrata, nulla vietando di pensare che possa dipendere da un’altro fatto legato alla vita del venditore.
Avv. Carmine Lattarulo