Corte di cassazione penale 25 settembre 2013 n. 39869. Rischia una severa condanna chi, esasperato, si lascia andare alla ‘giustizia fai da te’ lanciando dell’acqua sui responsabili di schiamazzi in strada sotto la sua finestra. La sesta sezione penale della Cassazione, con la sentenza 39869/2013, ha confermato la condanna inflitta a un 75enne che, ad Ischia, aveva «sversato dall’alto della propria finestra acqua lurida sui clienti del locale notturno» situato sotto il suo appartamento, perché ormai intollerante agli schiamazzi e alla musica ad alto volume proveniente dalla discoteca (priva di autorizzazione comunale e di insonorizzazione) e dalla pedana allestita all’ingresso del locale. L’uomo era stato condannato dai giudici del merito a venti giorni di reclusione (pena sospesa) e al risarcimento danni in favore del gestore della discoteca, che l’imputato, secondo l’accusa, aveva apostrofato con minacce ed insulti. I giudici del merito avevano ritenuto l’uomo responsabile del reato di «esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza alle persone», ed egli, nel suo ricorso in Cassazione, aveva rilevato di essersi trovato in una situazione di impotenza «avendo vanamente più volte sollecitato l’intervento dei vigili urbani e delle forze dell’ordine per denunciare l’irregolare andamento del locale pubblico». La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso dell’imputato, rilevando, nella sentenza depositata oggi, che egli «disponeva di strumenti giuridici per far valere le proprie ragioni, in luogo di farsi giustizia da solo, dinanzi a comportamenti suscettibili di assumere anche rilevanza penale». Legittimo anche il risarcimento danni alla parte civile «che dalla condotta criminosa» dell’imputato «ha subito un danno diretto – concludono i giudici di ‘Palazzaccio’ – in termini di immagine (e connessa riduzione dei potenziali clienti) dell’esercizio pubblico».